Cassino – Caso Acea: Il sindaco Carlo Maria D’Alessandro attacca duramente la compagine Petrarcone «Chi è causa del male della città abbia il coraggio di ammetterlo e si ritiri in religioso silenzio»
Sul caso del trasferimento dell’acquedotto cittadino dalla città di Cassino ad Acea le polemiche non accennano a placarsi.
Mentre la battaglia giudiziaria fa il suo corso con un ricorso presentato dal comune di Cassino al Consiglio di Stato e il commissario ad acta si appresta a completare le ultime fasi per la consegna dell’impianto idrico ad Acea attraverso la sigla di un verbale, in città la guerra e le accuse prendono vigore in un clima già infuocato. Abbiamo avuto questa mattina ospite nei nostri studi il sindaco, Carlo Maria D’Alessandro, per parlare della scottante vicenda.
Ai nostri microfoni durante la trasmissione “Nel mezzo del mattin” condotta da Lucia Campoli, il primo cittadino di Cassino ha detto: <<Bisogna far chiarezza sulla vicenda per evitare la strumentalizzazione messa in atto dall’attuale minoranza e dobbiamo ricordare a tutti i cittadini di Cassino che è stata maggioranza per cinque anni e che ha gestito il problema di Acea fin da 5 anni fa. Il giudizio di ottemperanza del 2016 con cui ci viene chiesto di consegnare gli impianti ad Acea è logica conseguenza di una mancata costituzione in giudizio da parte della precedente amministrazione Petrarcone. E questo è un dato di fatto perché nella sentenza c’è scritto: comune di Cassino non costituito. Io sono intervenuto il 20 giugno cioè l’indomani delle elezioni. La prima cosa che ho fatto – ha proseguito – è stata impugnare la nomina del commissario prefettizio. Ho chiesto un decreto di urgenza ed effettivamente nel comunicato dei giorni scorsi non ho scritto di aver vinto perché il decreto respinge la necessità dell’urgenza. Ma il decreto dice una cosa importante: …fermo restando che in ogni caso gli enti interessati dovranno adottare ogni opportuna e doverosa cautela per evitare l’interruzione del servizio idrico nelle more della trattazione della richiesta che avverrà l’otto settembre. Cioè fino all’otto settembre, nè Acea, nè il commissario prefettizio, mettano possibilmente in atto degli adempimenti che in qualche modo possano creare interruzione di pubblico servizio. Prima di questa frase, il Consiglio di Stato dice “non si può sottacere che alcune delle censure sollevate dal comune di Cassino dovevano essere proposte nell’ambito del giudizio di ottemperanza”, che Petrarcone in 5 anni di giudizi contro Acea non ha mai messo in campo. L’unica difesa vera l’abbiamo intrapresa noi a partire da questo mese. Non c’è un ricorso proposto dall’amministrazione precedente. Il primo ricorso proposto contro Acea è quello dell’amministrazione D’Alessandro. Io sto lottando contro un colosso a nome e per conto dei miei concittadini; qualcun altro nel passato si è dimenticato di farlo. Entrando in campo sul 3 a 0 a cinque minuti dalla fine mi si chiede di fare 4 goal in cinque minuti>>. Poi il sindaco ha spiegato un aspetto peculiare del ricorso che riguarda le opere di captazione: <<quando negli anni 90 Eni Campania fece le opere di captazione per l’emungimento delle acque delle falde acquifere di Cassino e per approvvigionare l’acquedotto campano è stata realizzata un’opera compensativa. E’ di proprietà esclusiva del comune e consente di immettere acqua in pressione a 13 atmosfere, 200 litri al secondo all’interno dell’impianto dell’acquedotto comunale. Ha un valore elevatissimo e che non fa parte degli acquedotti comunali ed è questo il problema cui abbiamo fatto riferimento. Questo è il passaggio in cui il Consiglio di Stato rimprovera il comune di Cassino di non averlo mai fatto in precedenza. Questa è la circostanza più importante e che ci consente in qualche modo di instaurare un difesa molto più forte rispetto a tutte quelle fatte fin ora dalla precedente amministrazione>>.
Sull’assemblea dei sindaci dei giorni scorsi e sulla votazione delle tariffe ha poi affermato: <<Sono stato d’accordo con la posizione del sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. Perché nel momento in cui Virginia Raggi, che grazie al fatto di essere sindaco di Roma, è proprietaria del 51 % di Acea, e si può permettere il lusso di dire ad Acea di non aumentare le tariffe per il comune di Roma, non si capisce perché le stesse tariffe debbano essere elevate per la provincia di Frosinone. Non siamo figli di un Dio minore. Nella prossima assemblea dei sindaci dobbiamo deliberare un innalzamento delle tariffe? Beh forse non superiore allo 0,1 per mille, cioè prossimo allo zero>>. D’Alessandro ha poi aggiunto: <<Non potevo non uscire da quell’assemblea come sindaco di Cassino perché il documento che la segretaria tecnica proponeva di votare prevedeva una penale nei confronti di Acea per milioni di euro per non aver preso l’acquedotto di Cassino. E’ normale che io non abbia preso parte a quella votazione>>.
L’intervento del sindaco di Cassino su RadioCassinoSterero si è concluso con una stoccata diretta alla compagine Petrarcone: <<Mi avrebbe fatto piacere che la stessa forza e lo stesso vigore che la precedente amministrazione ha avuto per presentare ricorso presso il tar per il risultato elettorale (però ribadiamo solo dal punto di vista amministrativo, perché l’indagine giudiziaria è un’altra cosa rispetto al ricorso) li avessero usati anche per costituirsi in giudizio di fronte ad Acea. Noi non ci saremmo trovati in questa situazione. Chi è causa del male della città abbia il coraggio di ammetterlo e si ritiri in religioso silenzio>>.