Cassino – Folla oceanica per Giulio D’Aliesio. Toccanti le parole di don Nello e del M° Bruni
Picchetto d’onore della Banda Musicale don Bosco Città di Cassino, decine e decine di motociclisti, compagni di scuola, tanti genitori e forze dell’ordine. Mamma Aurora: “Come farò?”.
Una folla di giovani con gli occhi rossi di lacrime versate da giorni. E che oggi, nel momento più difficile, quello del distacco dal loro compagno di scuola, amico, collega di banda o anche solo conoscente, non hanno retto. Neanche i più ‘ruvidi’. In tantissimi sono crollati in un pianto a dirotto perché Giulio è nel cuore di tutti. In piazza San Giovanni, gremita fino all’inverosimile, tra mamme e papà con accanto il sindaco, una delegazione dei vigili del fuoco, carabinieri, poliziotti, amministratori comunali, è risuonato quel rombo di motori di decine e decine di motociclisti. Significativi i tributi per il 19enne Giulio D’Aliesio, deceduto a seguito delle ferite riportate nella caduta dalla moto sulla strada per Montecassino il 12 settembre.
Lo hanno onorato i centauri all’esterno della chiesa, lo hanno fatto anche gli amici lanciando palloncini bianchi verso il cielo o attraverso uno striscione a caratteri cubitali, ma hanno spezzato il cuore con la loro musica i ragazzi della Banda Don Bosco Città di Cassino che era la seconda famiglia di Giulio e che hanno suonato per lui brani struggenti.
“Come farò?” è la domanda ricorrente di mamma Aurora, come ha ricordato il parroco don Giovanni De Ciantis, a cui è difficile ora dare una risposta. Sarà il tempo, e l’elaborazione di quel terribile lutto, a darle un po’ di conforto. Ci ha provato don Nello Crescenzi, con la sua omelia, ad entrare in quel cuore di madre e in quello del padre, del fratello, di tutti i presenti. Lasciando un messaggio di speranza e un monito: “Tanti i motivi per cui Giulio era speciale per ognuno di noi. Per dare voce alla bellezza di un rapporto, ad un’emozione, al dolore, bisogna saper dire e scrivere le parole giuste. Parole e silenzio sono importanti. Abbracciare ed abbracciarsi è davvero importante. E lo è anche evitare due cose: cadere nella tentazione di credere che Giulio sia morto per sempre e non prestare attenzione ai segnali che ci invierà”.
Nell’affollatissima chiesa il dolore era palpabile, centinaia di persone sono rimaste nel giardino e nella piazza attonite ad ascoltare dagli altoparlanti i messaggi di amore ed amicizia. Quelli di una giovane componente della banda, che ha ricordato come “arrivavano prima i tuoi ricci che erano schermo per la tua timidezza…. a te, Giulio, promettiamo di tornare in sala prove con nuove armonie ancora più belle. Lo faremo per te”.
Don Mariano ha declamato alcuni passi di Sant’Agostino, mentre ad un commosso Marcello Bruni, direttore della Banda, è toccato il compito più arduo: declinare il grande affetto e il dolore immane provato per Giulio in una testimonianza collettiva.
“Ieri ho donato a Giulio la mia bacchetta, quella che lui ha seguito durante ogni prova – ha detto con la voce rotta dall’emozione-. E’ la parte più importante di un’orchestra perché indica la direzione. La merita perché da oggi ci indicherà dove andare, saprà accordare i nostri cuori, per essere migliori”.
Al M° Bruni l’allievo talentuoso e tra i più timidi, aveva confidato, non molto tempo fa, che scegliere di suonare il trombone era stata una delle migliori decisioni della sua vita. E che non poteva che dire grazie di poter fare parte di quella che “è molto più di una banda, è una famiglia”. E quella famiglia che aveva un musicista così speciale, da oggi farà davvero fatica a proseguire senza di lui.