Cassino – Vita da cani e…convivenze da gestire. Parola d’ordine: educazione

Giardini pubblici e problemi annosi: i cani sporcano, i bambini urlano. E spesso gli adulti fanno entrambe le cose.
Come conciliare verde cittadino, inteso come spazi recintati chiamati aiuole, animali domestici che devono prendere aria e fare i loro bisogni tre volte al giorno e civile convivenza con il resto del vicinato?
Chi ha un cane, di taglia media o grande, conosce bene le regole: non si esce di casa senza sacchettini per raccogliere le deiezioni del proprio fido. E non si lasciano correre i cani in libertà anche se il guinzaglio è lungo tre metri e oltre. Esiste il buon senso, ma soprattutto l’educazione civica. Chi cammina dopo di noi non può e non deve rischiare di pestare ciò che difficilmente porterà fortuna, quanto piuttosto una sequela di insulti rivolti ad ignoti. Soprattutto i proprietari dei negozi chiusi, che al momento della riapertura hanno un diavolo per capello alla visione della loro saracinesca o dei portavasi imbrattati. E nemmeno quelli che camminano sul prato. Anche lì si deve raccogliere, incredibile ma vero.
Così come non si passeggia con il cane in cerca di ispirazione post prandiale nell’area giochi destinata ai bambini. Perché un movimento repentino o un acuto improvviso potrebbe scatenare una reazione insolita e poco piacevole. Ma anche perché una pipì accanto ad uno scivolo o un’altalena è roba da incivili al quadrato.
Potrebbero sembrare riflessioni ovvie, invece non lo sono affatto a giudicare da cosa accade in giro nelle piazze delle nostre città. A Cassino come altrove. E a nulla valgono cartelli sanzionatori che lasciano il tempo che trovano, visto che in pochi camminano con il sacchetto pieno da svuotare nell’apposito contenitore della differenziata.
Segnaletica simile andrebbe prevista anche per chi, con bottigliette di plastica o di vetro, fazzoletti usati, cicche di sigarette e pacchetti di patatine, lascia una scia dietro di sé alzandosi dalle panchine ben allineate. E non sono solo i ‘soliti’ giovinastri che additiamo abitualmente. Lo fanno anche alcuni nonni e certe mamme. Purtroppo.