Montecassino: Al via il vernissage di Alberto Gallingani. Verso i 1500 anni dalla Fondazione
E’ stata un successo l’apertura del vernissage di Albero Gallingani, nell’abbazia di Montecassino, dove sono esposte 28 opere. È passato qualche anno da quando Montecassino ha iniziato ad aprire le porte all’arte contemporanea, dapprima con delle esposizioni mirate, poi, per una felice intuizione dell’Abate Donato, con una sorta di ‘contaminazione’ all’interno del percorso museale dell’Abbazia.
Con lo splendido risultato della esposizione del Maestro Alberto Gallingani, a cura di Roberto Capitanio, si può certamente dire che quello che all’inizio era nato come un esperimento è ormai una piacevole e apprezzata consuetudine che scandirà, anno dopo anno, l’arrivo al 2029 quando si celebreranno i 1500 anni della fondazione dell’Abbazia di Montecassino.
Dom Donato Ogliari
«Ringrazio il Maestro Alberto Gallingani – ha detto l’Abate Donato – per aver accettato il nostro invito ad esporre alcune sue opere nel Museo della nostra Abbazia. Si è trattato, anche questa volta, di un esperimento di commistione o contaminazione tra produzioni artistiche contemporanee e quelle legate ai secoli passati. Pur riconoscendo in queste ultime un prodotto della nostra storia, lo sguardo e l’energia creativa non possono rimanere imbrigliati in una pedissequa ripetizione del déjà vu, ma devono essere rivolti al futuro in uno sforzo di attualizzazione del sentire dell’uomo. Per questo ritengo che l’idea di accostare l’arte contemporanea a quella del passato – da alcuni ritenuta azzardata – si rivela, invece, molto suggestiva ed istruttiva, anche ai fini della costruzione di un futuro di pace.
Nelle opere che il Maestro Gallingani ha scelto e appositamente realizzato per questa esposizione – che prende le mosse da un episodio della vita di S. Benedetto, quello relativo al masso inamovibile – comunicano una forte carica emotiva tramite la rievocazione dei tragici eventi bellici di 78 anni fa, conclusisi con la distruzione dell’Abbazia di Montecassino e della città di Cassino, eventi che vengono riproposti alla luce della drammatica attualità della guerra in Ucraina. La devastazione, la follia e la cecità della guerra sono comunicate attraverso una sapiente ed equilibrata sintesi tra colori, segni e ritagli di quotidiani dell’epoca, tra ciò che vi è all’esterno e ciò che viene percepito dall’artista stesso e da ciascuno di noi ad un livello più profondo».
Alberto Gallingani
“Quando mi è stato chiesto di esporre a Montecassino – ha affermato il Maestro Gallingani – non ho dovuto pensarci su molto, ho accettato subito quella che a tutti gli effetti si presentava come una imperdibile sfida. Il titolo che mi è stato proposto- Il masso inamovibile- lasciava ampio margine alla creatività pur ancorandomi alla realtà del passato di devastazione vissuto dall’Abbazia e dalla città di Cassino, e del presente con la guerra in Ucraina. Attorno alle tele esposte, infatti, voi vedrete piccoli ritagli di giornale relativi all’epoca del bombardamento di Montecassino perché le mie opere sono realizzate in due parti: una tela su cui dipingo, che viene applicata ad un’altra tela su cui sono presenti i ritagli di cronaca, proprio perché credo che ci sia un forte bisogno di far emergere, oltre alla voce dell’artista, la voce di ciò che accade nella realtà, in modo da creare una voce univoca che è la voce del momento.”
Enzo Salera
Il Sindaco di Cassino dott. Enzo Salera – presente insieme all’Assessore alla Cultura Danilo Grossi e a Luigi Vacana, Vice Presidente della Provincia di Frosinone, che ha patrocinato l’evento attraverso Provincia Creativa – nel portare il suo saluto ai presenti, ha evidenziato “intanto il piacere di poter tornare ad avere eventi di questo spessore dopo tanto tempo in cui sono stati impossibili a causa delle norme per il contenimento del Covid-19, e poi il riscontro che questo tipo di attività può avere anche sulla città di Cassino pronta ad ospitare quanti in nome dell’arte si spostano e viaggiano. La ripresa culturale di cui tutti noi avevano bisogno è oggi tangibile e “Il masso inamovibile” che si è mosso post covid nella presentazione di questa mostra ci porta a sperare che eventi di questo tipo possano fare da traino e proseguire come hanno fatto nella fase pre-covid”.
Roberto Capitanio
La mostra, come le precedenti, è curata da Roberto Capitanio che chiosa così l’esposizione: “Nel mondo dell’arte visiva, da qualche anno, vi è una grande rivalutazione della pittura di qualità avvenuta negli anni sessanta e settanta, frutto delle ricerche pittoriche di artisti che all’epoca erano poco più che trentenni: Elio Marchegiani, Riccardo Guarneri, Luca Alinari, Paolo Scheggi, Piero Manzoni, Paolo Masi, Angelo Dozio, Vinicio Berti e altri, quasi tutti toscani. Alcuni, purtroppo, oggi non sono più tra di noi e quelli che, ormai novantenni, abbiamo ancora il piacere di incontrare stanno riscuotendo nuove soddisfazioni che si aggiungono al loro già prestigioso curriculum. In questa occasione abbiamo il piacere di avere a Montecassino il maestro Alberto Gallingani, oggi ottantaquattrenne fiorentino, che era la mascotte del gruppo e a cui riconosciamo grande coraggio nel portare avanti per tanti anni le sue convinzioni, ispirate inizialmente da Berti e confluite nel Metarealismo, movimento da lui stesso fondato. Nel mondo dell’arte non è semplice, infatti, restare coerenti con le proprie convinzioni in quanto si corre il rischio di essere definiti Manieristi o persino incapaci di realizzare altri soggetti. Per quanto, all’apparenza, le opere di Gallingani possono essere definite ‘Copie di Berti’ – in quanto tra i due artisti vi è stato certamente un percorso comune – in realtà i segni sono diversi, le tavolozze dei colori hanno altre cromie e le tecniche realizzative sono difformi. Gallingani ha guardato ai grandi nomi degli anni ‘40 e ‘50, utilizzando e personalizzando le tecniche impiegate da Afro e ispirandosi nei titoli, parzialmente, a Capogrossi. Le sue opere sembra che emettano dei suoni, dei rumori. Ammirandole, infatti, si ha la sensazione di ricevere dei messaggi, proprio per la presenza in esse di segnali, brevi frasi o soltanto parole, spesso esposte non in modo lineare ma ad esempio capovolte o a testa in giù”.