Provincia di Frosinone – Il reddito medio più basso del Lazio (18.098 euro). La Uil: E’ squilibrio con le tasse. Dossier Eures
La provincia di Frosinone registra il reddito medio più basso del Lazio ed evidenzia uno squilibrio nel rapporto tra reddito e tasse. Lo rende noto la Uil Frosinone che ritiene in dispensabile una riforma del sistema fiscale ed il contrasto all’evasione fiscale.
I dati provinciali
Nel comune di Frosinone il reddito medio per dichiarante è di 22.161, un risultato inferiore alla media regionale, che è pari a 23.614 euro.
Seconda in classifica è Cassino (con un reddito medio di 20.011 euro), Fontana Liri (19.530 euro), Isola del Liri (19.269 euro) e Arce (19.183 euro).
Sul versante opposto, i Comuni dove il reddito scende fino ad avvicinarsi alla pericolosissima fascia di povertà troviamo Viticuso (11.965 euro), Acquafondata (11.815 euro), San Biagio Saracinisco (10.582 euro), Casalattico (10.224 euro) e Terelle (9.744 euro).
Mediamente in provincia di Frosinone il reddito annuo si attesta a 18.098 euro. Questo e altro emerge dal dossier “Composizione, dinamiche e disuguaglianze nella distribuzione dei redditi tra i cittadini di Roma e del Lazio”, realizzato dalla Uil del Lazio e dall’Istituto di Ricerca Eures, che la Uil di Frosinone ha visionato e poi elaborato focalizzando l’attenzione sulla provincia.
Analizzando i modelli 770, Unico e 730 del 2020 (relativi ai redditi del 2019), dal dossier, su scala regionale i 5,5 miliardi di euro dichiarati in provincia di Frosinone rappresentano il 6,1 per cento del totale dei redditi dichiarati dai cittadini del Lazio. Approfondendo poi i versamenti Irpef della provincia di Frosinone si vede come l’ammontare dell’imposta media versata (e la conseguente aliquota fiscale media) diminuisce al decrescere del reddito.
“In questo scenario – spiega Anita Tarquini, Segretaria della Uil di Frosinone – è stato il capoluogo a registrare i versamenti fiscali più alti, con un importo medio che nel 2020 si è attestato a 5.562 euro per dichiarante e un’aliquota media del 25,1 per cento. A seguire c’è il territorio di Cassino, con un’imposta media di 4.873 euro e un’aliquota del 24,4 per cento. E poi Fontana Liri con un Irpef di 4.474 euro (con aliquota media di 22,9%), Isola del Liri 4.358 euro e Arce 4.335 euro, con identica aliquota del 22,6 per cento”.
I comuni più poveri
Sul fronte opposto, il borgo di Terelle è ultimo anche in termini di Irpef, con un’imposta media di poco più di 2mila euro, un valore corrispondente al 23,3 per cento del reddito lordo. Risalendo le posizioni, troviamo San Biagio Saracinisco (2.683 euro), Acquafondata (2.827), Casalattico e Viticuso con tremila euro.
56 comuni senza … ‘paperoni’
“Ma è spostando l’attenzione alla distribuzione per fasce di reddito, che le criticità del nostro territorio emergono in tutta la loro evidenza – aggiunge l’esponente sindacale – Non a caso tra i 91 comuni della nostra provincia, venti non presentano alcun dichiarante con redditi superiori a 75 mila euro, valore che sale a 56 considerando le sole dichiarazioni superiori a 120 mila euro annui”.
ll 2,6 per cento dei redditi oltre i 75 mila euro si rintraccia a Frosinone, (percentuale che scende allo 0,7% se si considerano solo le dichiarazioni over 120 mila euro). L’1,8 per cento invece a Cassino.
A Isola del Liri le dichiarazioni dei redditi superiori ai 75mila euro scendono all’1,5 per cento, ancora più bassa la percentuale a Fontana Liri e Arce (1,2 per cento).
Lazio, un milione a rischio povertà
In tutto il Lazio oltre un milione di contribuenti si colloca nella fascia del rischio di povertà.
Circa 470mila dichiarano compensi annui tra i 10 e i 15mila euro.
Oltre due milioni i cittadini che ricadono nella fascia del reddito medio tra i 15 e i 26 mila euro e tra i 26 e 55mila euro.
Centotrentacinquemila le persone fisiche che hanno dichiarato più di 75mila euro.
Le conclusioni della Uil
“Il tutto tradotto su scala territoriale – conclude Tarquini – significa che oltre il 55 per cento del gettito Irpef è stato versato dai lavoratori e dalle lavoratrici dipendenti, il 31 per cento dai pensionati, oltre l’11 per cento proviene da patrimonio e rendite, mentre il 3,1 è ascrivibile al lavoro autonomo. Una situazione che fotografa l’iniquità del sistema fiscale, che va necessariamente riformato. E che pone anche la necessità, come sottolineato recentemente dalla nostra confederazione, che il governo contrasti efficacemente l’evasione fiscale. La Uil ha avanzato alcune proposte come una authority antievasione, il sostituto d’imposta per redditi da lavoro autonomo e redditi controllati almeno ogni cinque anni”.