Provincia di Frosinone – Qualità dello sperma scarsa per i giovani della Valle del Sacco; più di quelli della “Terra dei fuochi”. Lo certifica un recente studio scientifico. Urge la bonifica
Uno studio scientifico, finalizzato alla ricerca della qualità dello sperma dei giovani di tre aree a forte inquinamento ambientale d’Italia, certifica che alcune “sostanze particolarmente pericolose per la salute si ritrovavano in concentrazioni maggiori nel liquido seminale dei ragazzi della Valle del Sacco rispetto a quelli della Terra dei Fuochi”.
Il progetto di ricerca
Già a febbraio era stato pubblicato, sulla rivista internazionale European Urology Focus, un primo dei lavori di un Trial Clinico Randomizzato multicentrico, coordinato dal Dott. Luigi Montano, UroAndrologo dell’Asl di Salerno, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana, Studio FASt (Fertilità, Ambiente, Alimentazione), finanziato dal Ministero della Salute all’Asl di Salerno con la partecipazione dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Brescia, Milano, Napoli, del CNR e dell’ENEA su circa 350 giovani maschi sani dai 18 ai 22 anni, non fumatori, non bevitori, non esposti professionalmente e omogeni per indici di massa corporea di tre aree ad alto inquinamento d’Italia: Brescia-Caffaro, Valle del Sacco nel Frusinate ed Area Nord di Napoli (tristemente nota come Terra dei Fuochi).
Il risultato generale
Questa prima pubblicazione già evidenziava importanti rischi riproduttivi nella popolazione giovane sana di queste aree, dove almeno un parametro seminale risultava alterato nella maggioranza dei casi.
La Valle del Sacco
In particolare, i parametri peggiori in termini di qualità seminale sono stati riscontrati proprio nella Valle del Sacco.
Una parte di questi campioni provenienti da quest’ultima area nell’ambito del progetto di ricerca EcoFoodFertility sono stati confrontati con ragazzi di pari età della Terra dei Fuochi per uno studio innovativo appena pubblicato su una delle riviste ambientali internazionali più autorevoli, Environmental Pollution sui Composti Organici Volatili (VOCs) nel sangue, urine e sperma, proposto dal Dott. Luigi Montano, coordinatore della ricerca e realizzato grazie alla collaborazione delle Dr.sse Valentina Longo e Simonetta Capone ricercatrici presso l’Istituto per la Microelettronica e Microsistemi (IMM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Lecce.
Lo sperma “accumulatore” di sostanze tossiche
Si è potuto per la prima volta verificare come gran parte dei composti più tossici si accumulava maggiormente nel liquido seminale rispetto alle altre matrici esaminate, confermando ulteriormente il ruolo del liquido seminale come bio-accumulatore e sensore precocissimo e sensibile di inquinamento ambientale.
Inoltre, alcune di queste sostanze particolarmente pericolose per la salute si ritrovavano in concentrazioni maggiori nel liquido seminale dei ragazzi della Valle del Sacco rispetto a quelli della Terra dei Fuochi.
Infine, dallo studio emerge che la maggiore presenza di tali inquinanti nel liquido seminale dei ragazzi provenienti dalla Valle del Sacco coincide con una qualità peggiore del liquido seminale degli stessi.
Urgente la bonifica della Valle del Sacco
“Questo studio – conclude Montano – insieme ad altri che a breve verranno pubblicati nell’ambito del progetto in corso, pur nei limiti della numerosità campionaria che è stata inferiore rispetto alle altre due, Brescia e Area Nord di Napoli, considerando che la più bassa qualità del liquido seminale riscontrata in quest’area possa rappresentare uno specchio molto fedele della Salute Ambientale del territorio ed anche un indicatore di salute con potenzialità predittive per patologie non solo riproduttive, indicano quanto sia veramente urgente una vasta opera di bonifica della Valle del Sacco”.
“Questa ricerca – spiega Francesco Pompeo, presidente dell’associazione We Save the Water di Ferentino e che ha partecipato alla ricerca – evidenzia quanto è forte il rischio ambientale nel nostro territorio e nel contempo indica l’urgenza di intervenire con una terapia d’urto per la bonifica della Valle del Sacco. A rischiare sono soprattutto le giovani generazioni: adesso ne abbiamo anche la prova scientifica. Non si può più perdere tempo”.