Regione Lazio – Casi di meningite: un gruppo di controllo per monitorare la situazione

Dopo il caso del quarantanovenne di Alatri morto ieri per una rara forma di meningite, cresce il panico tra la popolazione della provincia di Frosinone. A seguito dell’allarme generalizzato, sul sito della Regione Lazio è stata diramata una nota con le statistiche di incidenza dell’infezione.
Secondo la notizia comparsa oggi sul sito istituzionale, si informano i cittadini che «la Regione ha costituito nella seconda metà di dicembre 2016 un gruppo apposito per il monitoraggio delle meningiti. Nel 2016 non sussistono incrementi di casi di meningite rispetto al periodo precedente (2001-2015). Non esistono al momento motivi di allarme, né necessità di interventi straordinari diversi dai protocolli vaccinali previsti».
Dunque non ci sarebbe di che preoccuparsi. D’altra parte, anche il caso del ristoratore di Alatri non ha richiesto una profilassi per le persone che sono venute a contato con l’uomo, perché era affetto da una meningite “pneumococcica”, non contagiosa, come invece sarebbe stata quella causata da meningococco.
Ogni anno – va detto – ai primi casi registrati nel Paese, seguono campagne di stampa che alimentano la preoccupazione tra le persone, spesso in maniera non del tutto motivata. Si legge infatti nella nota della Regione Lazio: «Nel 2016 non sussistono incrementi di casi di meningite rispetto al periodo precedente (2001-2015). Nello specifico nel 2016 sono stati segnalati in tutta la Regione 19 casi di meningite meningococcica (pari a 3,2 casi per milione di abitanti), rispetto ai 25 casi nel 2015. L’incidenza di questo tipo di meningite è sostanzialmente sovrapponibile a quello dell’intero Paese (dati Istituto Superiore di Sanità)».
Per quanto riguarda i dati fino al 2015, il “Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità”, sul proprio sito, dichiara che «nel 2015 sono stati segnalati 196 casi di malattia invasiva da meningococco, con un’incidenza pari a 0,32 casi per 100.000; l’incidenza è in aumento rispetto agli anni precedenti (0,23 nel 2012, 0,29 nel 2013 e 0,27 nel 2014). Nella maggior parte delle Regioni l’andamento è pressoché stabile o presenta piccole oscillazioni nel triennio 2011-2014, tranne che in Toscana dove sia i dati consolidati del 2015 che i dati preliminari 2016 mostrano un marcato aumento di casi di meningococco di tipo C negli adulti, che ha portato la Regione a implementare una campagna straordinaria di vaccinazione e il Ministero a varare una circolare (numero 5783 del 1 marzo 2016)».
Ma torniamo alla Regione Lazio. «La Regione – si legge nel comunicato stampa – ha costituito nella seconda metà di dicembre 2016 un gruppo apposito per il monitoraggio delle meningiti. Il Gruppo è costituito dal Gruppo tecnico Scientifico della Rete di Malattie Infettive (Ippolito-Spallanzani, Di Lallo-Regione Lazio, Cauda-Cattolica, Vullo-Sapienza) integrato dal Prof. Villari dell’Università la Sapienza. Il gruppo si è riunito alle ore 15 del 2 gennaio 2017. Ha preso atto dei dati prodotti dal SERESMI [“Servizio regionale di epidemiologia, sorveglianza e controllo per le malattie infettive”, ndr] ed aggiornati alle ore 14 del 2 gennaio».
Ecco la conclusione dell’amministrazione regionale: «Non esistono al momento motivi di allarme, né necessità di interventi straordinari diversi dai protocolli vaccinali previsti nella Regione Lazio. Le Aziende Sanitarie Locali hanno già provveduto agli interventi necessari in tutti i casi che si sono finora verificati. Si precisa, inoltre, che non tutte le forme di meningite necessitano di interventi di profilassi, che si applicano solo ai casi dai microrganismi per i quali è possibile la trasmissione da persona a persona, e sempre solo a seguito di contatti ravvicinati (sotto il metro di distanza) e prolungati nel tempo. La Regione continuerà a mantenere il livello di attenzione attivato attraverso il Servizio Regionale di Sorveglianza delle Malattie Infettive».