Cassino – Si porta a casa un profugo senegalese per una notte di sesso. Donna cassinate si risveglia derubata. Altri casi lo scorso anno quando si pensò a profughi gigolò
Una donna vicina ai 40 anni di Cassino si porta a casa un nordafricano, ospite di una casa di accoglienza in provincia di Roma, per una notte di sesso sfrenato, ma al risveglio non trova ne il desiderato maschio e neppure il telefono cellulare.
Non è dato sapere se la donna sia rimasta pienamente soddisfatta dalla notte con il giovane aitante senegalese e chissà quali doti nascoste, presunte o reali, l’abbiano attratta al punto da portarselo a casa, magari al primo incontro.
E’ certo, però, che la donna, quando si è risvegliata, ha trovato l’altra metà del letto vuota ed il suo cellulare ultima generazione sparito.
Ha chiamato subito i carabinieri che hanno avviato le indagini ed hanno trovato il giovane senegalese alla stazione ferroviaria mentre aspettava il treno per fare ritorno a Roma, pienamente soddisfatto della sua avventura cassinate.
Con lui aveva anche il telefono cellulare, che è stato restituito alla “vittima”, per cui è stato denunciato per furto aggravato.
Non è dato sapere il motivo per cui un profugo ospite di una casa di accoglienza della provincia di Roma si trovasse a Cassino, ma dai nostri archivi spunta fuori una storia risalente al gennaio dello scorso anno, quando in viale Europa i poliziotti trovano un profugo che offriva le sue prestazioni sessuali.
Avvicinava le donne utilizzando bigliettini con scritto «Se tu vuoi una relazione con me, io sono pronto» e «Ogni cosa che tu vuoi che io faccia per te, io la farò».
Qualche giorno dopo analogo fermo della polizia in viale Dante; altro profugo, proveniente da un centro di accoglienza della provincia di Caserta, ed altri analoghi bigliettini, con il quale offriva il suo corpo dietro compenso alle donne che incontrava per strada.
Storie che sembrano nascondere una ennesima faccia di una medaglia con troppi risvolti; la medaglia dello sfruttamento dei profughi, cosi si ipotizzò in quelle occasioni, utilizzati da qualcuno come gigolò; i bigliettini, infatti, sembravano scritti tutti uguali se non addirittura dalla stessa mano.